Vorrei essere pazzo.
Lontano dalle catene del buongusto e del buonsenso.
Distante dai silenzi e dalle imposizioni culturali,
disertore dagli eserciti del senso del pudore.
Vorrei passeggiare in equilibrio sulla linea di confine che
delimita 'ciò che è' da ciò che 'deve essere', a elaborare piani di fuga dalle
nostre prigioni impalpabili.
All'esterno del mondo e della vita, tendendo una mano verso
di voi e, con l'altra, aggrapparmi alla rupe della salvezza.
In un vortice di puro istinto, in una sterminata distesa di
pensiero e azione, dove la logica non serve ad altro che fare ombra.
Che siamo prigionieri, ce ne rendiamo conto? Che siamo i
nostri carcerieri? Che solo noi abbiamo le chiavi delle nostre celle, dietro le
sbarre della civiltà?
Perché la logica ha dei limiti e ci impedisce di prorompere
nello spazio e nel tempo, ci rende pesci rossi in un oceano.
Ci domandiamo 'perché?' invece di chiederci 'quando?'.
Ci concentriamo sul 'come' e non diamo la giusta importanza
al 'chi'.
Siamo delle domande sbagliate che cercano risposte
inesistenti.
Siamo l'erba asciutta nel mezzo di una pozzanghera, dopo un
acquazzone estivo.
Siamo i calcinacci dell'imponente costruzione che è tutto il
resto.
E sprechiamo i nostri pensieri pregando e volgendo lo
sguardo verso un muro bianco.
Fiumi di parole, ogni giorno... e non diciamo nulla di più
di quanto già sappiamo.
Saltiamo e non cadremo mai!
Nessun commento:
Posta un commento